Due anni fa io e mia moglie abbiamo frequentato più volte la casa di Maria Grazia Agnelli per darle una mano a riordinare la straordinaria collezione di Rolando Piazzoli, i cui pezzi ovviamente invadevano ogni angolo della casa, cosa normale per qualsiasi collezionista che si rispetti, immaginatevi poi quella di uno appassionato, internazionalmente riconosciuto, come lui.
Un giorno, salendo le scale del secondo piano del suo villino ci siamo fermati dinanzi ad un oggetto coperto da un telo di plastica polveroso, scoperto il quale ci è apparso un modello di vecchissimo e rovinatissimo telaio meccanico realizzato ovviamente con pezzi meccano e, incuriositi, ne abbiamo chiesto origine e storia alla padrona di casa.
Ed allora Maria Grazia ci ha raccontato che era stato realizzato dal conte Alvise da Schio probabilmente negli anni ’20. Rolando l’aveva ricevuto in dono da Giulio figlio del Conte Alvise molti decenni dopo, certo che ne avrebbe apprezzato l’unicità. Poi Rolando non ha avuto tempo per restaurarlo e Maria Grazia è stata così generosa da volermelo regalare come in un ideale passaggio di testimone ad un altro appassionato come me che forse avrebbe tentato l’impresa non facile di recuperarlo.
Quale è stata la mia meraviglia quando, nello smontarne alcune parti , sono venuti alla luce, sotto la base di legno del telaio, due fogli di carta dell’epoca che hanno chiarito molti aspetti di questa storia per molti versi toccante e divertente insieme. Alvise da Schio, nato probabilmente nel 1910, era pazzamente innamorato del Meccano di cui possedeva dal 1917 solo la scatola N.00 ma non avendo i mezzi economici per ottenere la N 6 che sognava da sempre, aveva costretto (primo foglio) i suoi genitori a sottoscrivere su una sorta di cartolina, con tanto di francobollo e timbro, un contratto scherzoso con la mamma, in cui le consegnava i suoi risparmi da investire in banca per raggiungere la somma sufficiente per l’acquisto, ed in caso la banca fosse fallita otteneva che la differenza per l’acquisto l’avrebbero garantita comunque i suoi genitori.
Sfortuna della vita volle che il papà di Alvise, Giulio da Schio morisse il 3 novembre 1918 , solo quattro mesi dopo la sottoscrizione di quel buffo “contratto”. Si possono immaginare le ristrettezze economiche sopportate dalla famiglia conseguenti alla perdita del padre cui si aggiunsero quelle altrettanto dure del dopoguerra e solo molti anni dopo il ragazzo riuscì in qualche modo a comprare il meccano n.6 con cui realizzerà il telaio e per merito del quale otterrà la soddisfazione di vederlo esposto al liceo scientifico della sua scuola nell’anno della sua maturità (secondo foglio).
Questo secondo foglio, dattilografato, spiega tra l’altro alcune fasi della costruzione, in cui si rivela l’intelligenza vivacissima del ragazzo per creatività e capacità applicativa considerando che realizzò a soli 18 anni un’opera così originale e complessa.
Il ragazzo ricorda infatti che nel 1925 l’Ammiraglio De Bernardis, Comandante del Porto di Venezia, gli aveva donato un motorino a basso voltaggio per poter azionare i modellini che costruiva, suo unico interesse di gioco per oltre dieci anni ( lo chiama l’Amico). Per far funzionare con la corrente a 220 Volt il motorino, costruì un insieme di lampadine la cui accensione progressiva regolava la potenza del motore senza provocarne la fusione. L’ultima costruzione azionata da questo motore, mai più smontata, fu proprio il telaio esposto alla mostra dei licenziandi della IV liceo scientifico di Santa Giustina, fatta nei giardini di S. Elena a Venezia nel giugno del 1928.
La tenerezza che mi ha suscitato aver scoperto senza volerlo, una storia privata che non mi apparteneva, ma cui mi univa un amore per il Meccano come quello provato da Alvise, mi ha spinto a cercare di restaurare con il massimo impegno quest’oggetto.
Vediamo il modello nei dettagli tecnici:
Alvise da Schio ha seguito le istruzioni del Super Models Leaflet N. 16, che per la prima volta viene presentato nel numero 21 del Meccano Magazine (Nov.-Dic. 1921) e, senza istruzioni, nel contemporaneo manuale N. 3 del 1921 come Modello N. 446; le istruzioni da richiedere alla Meccano Ltd. erano a pagamento. Le stesse istruzioni vengono poi pubblicate sul Meccano Magazine, nei numeri 7 e 8 del 1923.
Come è evidenziato dalle foto la costruzione è fedele alle istruzioni ed accurata per allineamenti e precisione degli accoppiamenti.
I pezzi sono nichelati (pre 1926) ed in gran parte originali; le ruote, gli ingranaggi, i collari ed i manicotti sono single-taped, solo qualche ingranaggio per catena è double-taped.
Il modello è corredato da uno shuttle non marcato Meccano; anche se la non marcatura è indice quasi certo di non originalità, in questo caso l’esame dovrà essere più approfondito. A favore del non originale il fatto che lo shuttle, che al momento era il pezzo meccano più caro, si trovava nella scatola 7 e quindi il Da Schio dovette acquistarlo a parte; a favore dell’originalità la modestia del mercato Meccano italiano degli anni ‘20, per cui è poco credibile che qualcuno producesse una riproduzione di un pezzo così complicato da vendere a così poche persone.
Il motore elettrico è un motore a corrente alternata a bassa tensione non Meccano di quel periodo.
Il modello è fissato su una base di legno rivestita di pelle scura tipo rilegatura dei libri, su cui sono fissati un interruttore in bachelite anteguerra ed una piastra con due morsetti (ingresso di corrente a basso voltaggio); su una base di legno sono fissati 5 portalampade in ceramica, collegati in serie che fungono da trasformatore di corrente e due cavi elettrici dell’epoca da collegarsi alla prese di corrente ed ai morsetti del telaio.
Vi sono anche varie strisce di stoffa colorata, campioni della tessitura
La struttura è arrugginita in maniera irrecuperabile, per cui una pulizia anche approfondita potrà solo rendere funzionante il telaio, ma non migliorare più di tanto l’aspetto estetico.
D’altronde, così come non si sostituisce alcun pezzo di un Display Model fatto a Binns Road, anche in questo caso occorre mantenere intatto l’oggetto per rispetto del suo realizzatore.
Quindi il mio lavoro consisterà sostanzialmente nelle revisione del motore, nell’eliminazione della ruggine da assi ed ingranaggi e nella regolazione dei meccanismi, in modo da rendere il telaio di nuovo funzionante.